02/05/2006  al 19/05/2006

RITA MELE: Appunti di viaggio dall’Italia ad Asmara e ritorno

A cura di: Loredana Rea

RITA MELE: Appunti di viaggio dall’Italia ad Asmara e ritorno

La scrittura e il racconto fanno parte della ricerca artistica di Rita Mele. Già nel 2002 alla grande installazione Corpo dedalo: rosso presentata ad Arte Fuori Centro l'artista affidava  l"involontaria memoria della parola scritta” vergandola ossessivamente, quasi nel timore dell’ horror vacui, in un monocromo sanguigno  e passionale, ritualistico e dirompentemente effusivo per ogni dove nello spazio. 
Il lavoro attuale, Appunti di viaggio dall’Italia ad Asmara e ritorno, con cui a quattro anni di distanza la Mele si ripresenta a Roma, non prescinde da quell’esperienza, oggi tuttavia decantata attraverso nuove riflessioni e più pacati accenti. 
In queste nuove opere è un po’ come se l’artista, similmente a quanto facevano i pittori tardo ottocenteschi o quelli dell’Avanguardia degli inizi del  Novecento - Klee, Matisse, Nolde -  avesse annotato, passo dopo passo su di un taccuino di viaggio, le impressioni di nuovi paesaggi ritrovati a distanza di anni: una via di mezzo tra le vedute su motivo e i paesaggi della memoria.  
I paesaggi ritrovati di questo Tour de l’Italie sono fatti di odori, colori e di luci che profilano nuovi-antichi orizzonti richiamando memorie sopite ma mai dimenticate. 
Il viaggio dall’Italia ad Asmara della Mele – la madre dell’artista era etiope e lei stessa ha vissuto in Africa nella fanciullezza – è un viaggio della memoria. È un ritrovarsi camminando a ritroso alla ricerca delle radici e di ciò che pur assopito non è stato cancellato. Ritrovarsi e perdersi continuamente nel sovrapporsi incessante di culture diverse  che interferendo ricompongono la sintesi universale, la trasportano naturalmente verso modelli iconici-aniconici appena affioranti dalle superfici di questi nuovi lavori che, uno dopo l’altro, costituiscono le stazioni del suo reale-ideale percorso di conoscenza. 
Il suono acuto del rosso che contrassegnava la scrittura  e l’installazione del 2002, è qui riassorbito nell’armonia del bianco che in una sintesi superiore, comprendendole tutte, dà nuovo equilibrio e consapevolezza a passioni e ricordi. 
La mostra si articola nella galleria come un progressivo svelamento affidato al tempo, allo spazio e alla scrittura che nel tempo e nello spazio di ogni civiltà  assicura la memoria. 
C’è un traguardare nuovo in questi lavori, una unitarietà maggiore del racconto: materia e segno, astrazione e frammenti iconici si aggregano e frantumano creando un discorso pittorico costituito sia di moduli a sé stanti che composti in una serie. Richiama il suo lavoro alla mente modelli scritturali di poesia visiva, suggestioni neo-informali e concettuali ed anche riferimenti all’astrazione lirica, come pure al Gastone Novelli delle scritture rupestri mutuate da Klee. Tutto questo si percepisce seppure l’artista lo rielabori in un ben preciso  e personale linguaggio affabulatorio che è solo suo. 
Il percorso espositivo del viaggio della Mele dall’Italia ad Asmara e ritorno inizia con un Diario suggellato nel piombo. Sulla prima pagina, cancellandole in parte, scrive con una  grafia tondeggiante allusiva agli ideogrammi lettere dell’alfabeto su bande verticali , nelle successive pagine leggibili come parole ritornanti su di un unico pensiero: libertà. 
Oriente e Occidente superate le differenze geografiche, culturali e dei codici che le rappresentano esaltano pensieri comuni espressi con segni diversi ma uniti nel concetto.
La Mele crea mappe geografiche dove i ricordi ritrovati, dall’altipiano di Asmara fino alla riscoperta dei lunghi orizzonti del mare di Massua , si miscelano osmoticamente con un vissuto, il suo, prevalentemente occidentale. 
Emergono dalle esperienze dell’arte occidentale più innovativa dagli anni ’60 del secolo scorso ad oggi, derivati tra astrazione e icona, i supporti espressivi che sostanziano in queste opere pittoriche l’affioramento di mosaici, di tappeti da preghiera, di papiri e  di scritture graffite nella cera. Un universo di tasselli di un panorama complesso dove il prima e il dopo convivono serenamente. 
L’armonia del bianco, colore prevalente  con cui l’artista risolve questi lavori, consente tutto questo stabilendo un’unità superiore dove tutto si regge su equilibri universali e sovrastorici. 
È così che il grande Orologio solare realizzato in quattro elementi modulari  può spingersi oltre il concetto cronologico del tempo per adottare la concezione filosofica della ciclicità temporale eternamente ritornante.  
 Il giardino, le piante ritrovate del ricordo dei tramonti africani, le decorazioni a motivi geometrici delle case dai muri a secco affidate alle donne, costituiscono del viaggio ad Asmara la parte del ritrovamento e del ritrovarsi in qualcosa che si credeva perduto.  
Ricostruito con i nuovi tasselli l’ insieme della storia personale, il viaggio della Mele può dirsi concluso e  prendere la strada del ritorno, per  dare nuova luce ad un vissuto, il suo,  compiuto prevalentemente  altrove. 
Passato e presente coesistono finalmente integrandosi. E il viaggio dall’Italia ad Asmara e ritorno non esclude possibili nuovi viaggi, e nuovi infiniti  ritorni. 

 

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