31/01/2012  al 17/02/2012

Stefano Giovannone. Piccolo film

A cura di: Loredana Rea

Stefano Giovannone. Piccolo film
Quello che l’artista ha progettato è, infatti, un intervento in cui frammenti di architetture minimali (un pavimento antico, un fregio decorato) si rapportano a frammenti dipinti (un grammofono, un lampadario, una casa, la silhouette di un opificio) o immagini proiettate a significare i frammenti di un passato recente. Sono i segni della storia della famiglia di origine da cui non può prescindere e che anzi rappresentano l’incipit della sua riflessione.
 


PICCOLO FILM
frammenti di un tempo passato
 
… è un’immagine irrevocabile del passato che rischia di svanire
 ad ogni presente che non si riconosca significato, indicato in esso.
Walter Benjamin
 
In un’epoca in cui ogni attimo della quotidianità può essere registrato, archiviato, custodito e condiviso, tanto che esperienza collettiva e immaginario privato si mescolano senza soluzione di continuità, a creare paradossalmente un’ambigua commistione tra individuale e assoluto, il lavoro installativo, proposto da Stefano Giovannone per questa sua nuova personale a Studio Arte Fuori Centro, si rivela ancora una volta come attitudine a stare dentro le contraddizioni dell’esistenza, per provare a dare un significato a ciò che in apparenza non ne ha.
Il punto di partenza è la necessità di contrapporsi con maggiore intensità all’insostenibile leggerezza che sostanzia la contemporaneità, di esprimere la consapevolezza di agire in uno scarto generazionale, di sentirsi in bilico tra il superamento di un momento storico e la disillusione rispetto all’idea di progresso, mentre il punto di arrivo è la volontà di porre-in-immagine la possibilità di colmare il vuoto culturale che sembra fagocitare il presente, per recuperare nella misura del passato la possibilità di costruire il tempo futuro.
Da tali premesse l’artista ha concretato questa nuova opportunità di rapportarsi dialetticamente con la realtà che lo circonda, intesa come confluenza di esperienze differenti, che sfuggono a un’interpretazione univoca, progettando un intervento complesso, in cui ha sistemato come su di uno spartito una ricercata mescolanza di registri espressivi: il risultato è una mise en abîme, evocativa eppure essenziale.
Piccolo film rappresenta, infatti, un ulteriore, organico sviluppo dell’originaria necessità di elaborare criticamente gli elementi autobiografici in funzione paradigmatica, cosicché attraverso l’arte, che è linguaggio duttile, tanto che i suoi strumenti possono essere trasformati, rimodellati o semplicemente riordinati, per suggerire altri significati e veicolare differenti percezioni, tutto possa essere ricondotto a una dimensione interiore. In essa gli accadimenti e la memoria del loro farsi si sedimentano a costruire la base per molteplici possibili narrazioni, concatenate da analogie e corrispondenze che l’artista evidenzia, recuperando dettagli trascurati, talvolta semplicemente scontati, e attribuendo un temporaneo assetto all’incompiutezza del divenire quotidiano.
Lo spazio della galleria diventa allora il luogo in cui forze ed energie possono essere messe in azione, saldando ogni divario tra dimensione mentale e dimensione fisica. Frammenti di architetture minimali (un pavimento antico, un fregio decorato, la struttura elementare di un’abitazione) si rapportano a frammenti dipinti (un grammofono, un lampadario, una casa, la silhouette di un opificio) o immagini proiettate su di una parete come un film, a significare le tracce di un passato recente. Sono i segni della storia della sua famiglia, da cui non può prescindere e che anzi rappresentano l’incipit di ogni riflessione.
Lasciando trasparire la consueta attenzione al raggiungimento di un equilibrio formale, Giovannone ha creato una sapiente stratificazione di immagini e suoni, sottoposti a una logica di riposizionamento e montaggio, che rafforza concettualmente il significato originario e scandisce attraverso una lettura sentimentale lo scorrere di una quotidianità, consumata in un passato prossimo, di cui è protagonista una giovane donna: la nonna, la madre di sua madre, e con lei l’idea stessa di famiglia.
Piccolo film è senza trama, né parole eppure è saldamente organizzato intorno ad una storia che diventa modello per tante altre. Il tempo è l’unità di misura che lega tra loro, come le maglie di una catena, i singoli momenti, con l’intento di attivare uno spazio di significazioni tra due realtà differenti quella del ricordo e quella del presente. Come nei precedenti lavori l’artista prosegue nell’elaborazione di una sorta di metaforico diario, in cui cerca di mettere in ordine un vissuto in parte rimosso e in parte dimenticato, annotando i frammenti che emergono dalla memoria o dal racconto di altri, per conquistare la consapevolezza di sé.
 
Loredana Rea

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