18/05/2010  al 04/06/2010

Oriano Zampieri - Tra terra e cielo

A cura di: Loredana Rea

Oriano Zampieri - Tra terra e cielo dal 18 maggio 2010 al 4 giugno 2010
Per questa esposizione Oriano Zampieri ha costruito un evocativo omaggio al Mediterraneo, luogo dell’identità originaria e possibilità di recuperare la consapevolezza della propria identità. Tra la terra e il cielo, sono racchiuse le motivazioni di antiche civiltà e di suggestive ritualità, a dare forma a quelle immagini lentamente sedimentatesi nella memoria.
 
TRA TERRA E CIELO
… racchiudo il mio sentire
 
Testo di  Loredana Rea
 
 
Il percorso di Oriano Zampieri si sviluppa in maniera pressoché esclusiva intorno alla ceramica, che rappresenta lo strumento privilegiato di espressione, ma anche la possibilità di recuperare attraverso essa il senso dell’identità originaria e il valore delle radici, per costruire la consapevolezza di sé e, soprattutto, dare forma al proprio sentire.
La terra impastata con l’acqua, infatti, nelle sue mani lentamente si struttura e i colori combinandosi con l’aria e il fuoco si fissano nella superficie indurita, a rendere visibile la forza arcana e l’energia primigenia di una materia dalla bellezza senza tempo, capace di custodire inalterate le tracce di una memoria millenaria e le ragioni di un’appartenenza, racchiuse tutte tra terra e cielo, in quello spazio senza confini che è l’azzurro profondo del mare Mediterraneo, culla di antiche civiltà e custode di suggestive ritualità.
Quando ci si accosta al suo lavoro lo si considera innanzitutto come l’esempio emblematico di quella cultura che nell’operatività artigianale ha riscoperto stimoli e motivazioni dell’agire, inteso come inequivocabile traduzione di una processualità antica. E certo questa affermazione non è sbagliata, perché Zampieri è sopra ogni cosa un appassionato delle tecniche, uno sperimentatore instancabile, sempre attento alle ragioni della materia, ma è anche capace di costruire un difficile equilibrio tra la natura del materiale prescelto, regolato da suoi ritmi intrinseci, e la necessità di sottometterla alla specificità del linguaggio dell’arte.  A colpire nella sua ricerca è proprio il difficile corpo a corpo ingaggiato con l’argilla, che lo ha portato ad elaborare un linguaggio complesso, fatto di recuperi visivi, di rimandi culturali e di persistenze iconiche, che ne costituiscono la forza affabulativa.
Nelle opere realizzate per questa nuova esposizione, al di là del comprensibile piacere del fare, si avverte il senso profondo della continuità tematica, che senza dare spazio a facili citazionismi lo guida nella creazione delle sue forme fittili. Sono queste frammenti plasmati e poi scomposti, piccole tessere di un mosaico più ampio che combinandosi tra loro si offrono allo sguardo come sculture misurate e austere nella loro ricercata elementarità, rigorose e severe nella loro cromia, per costruire un’atmosfera di grande suggestione, in cui l’artista mescola sapientemente i segni dello scorrere del tempo con le tracce del quotidiano farsi dell’esistenza. È come se Zampieri in questi lavori recenti avesse dato forma non solo ai suoi ricordi, ma alle suggestioni di un sentire comune, per recuperare gli archetipi e, soprattutto, porre l’attenzione alla persistenza nell’immaginario di ognuno dei segni di un luogo e delle esistenze ad esso legate. L’intento è quello di tracciare i confini di una dimensione narrativa, che partendo dal vissuto personale si fa paradigma di esperienze comuni.
Nasce così questo omaggio al Mediterraneo, esemplificato nelle potenzialità espressive di una materia che sembra seguire il ritmo dell’aggregarsi e del disgregarsi, del crescere e del diradarsi delle stratificazioni geologiche e l’avvicendarsi sempre uguale delle maree, per dare sostanza a quelle immagini di raffinata e rarefatta essenzialità, lentamente sedimentatesi nella memoria e riemerse dalle sue viscere oscure per suggerire incommensurabili profondità.
 
 

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