11/09/2019  al 27/09/2019

Luce Delhove “Le rêve de Stephane Mallarmé”

A cura di: Presentazione di Gerard-Georges Lemaire

Luce Delhove “Le rêve de Stephane Mallarmé” I ventagli creati da Luce Delhove sono puramente metaforici. Ma tuttavia condensano i personaggi principali di questi accessori, che soddisfano sia gli scopi pratici che i capricci estetici.…Queste opere piegate sembrano ventagli, di natura onirica, trafitte da aghi di tutte le forme e materiali.
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L’evento è l’ultimo appuntamento di Osservazione 2019 ciclo di quattro mostre in cui gli artisti dall’Associazione culturale FUORI CENTRO, tracciano i percorsi e gli obiettivi che si vanno elaborando nei multiformi ambiti delle esperienze legate alla sperimentazione.
 
I ventagli creati da Luce Delhove non sono quelli tenuti con noncuranza dalle signore che appaiono nei dipinti di Edouard Manet, o quelli che sono violentemente agitati dalle donne durante la corrida … Sono puramente metaforici. Ma tuttavia condensano i personaggi principali di questi accessori, che soddisfano sia gli scopi pratici che i capricci estetici.
…Queste opere piegate sembrano ventagli, di natura onirica, trafitte da aghi di tutte le forme e materiali. Possono essere appesi al muro o posizionati su un mobile. Condensano in essi non solo l'immagine trasposta del ventaglio reale, ma anche quella dei grandi pettini e delle sublime spille, che mantengono le acconciature architettoniche. Sono sapienti composizioni, ma altamente concettuali che ritraggono le donne fantasticate, senza mai rappresentare il corpo umano, descrivendole solo attraverso la finzione dei lori accessori.
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I ventagli creati da Luce Delhove non sono quelli tenuti con noncuranza dalle signore che appaiono nei dipinti di Edouard Manet, o quelli che sono violentemente agitati dalle donne durante la corrida, questa messa di sangue. Non saranno viste nelle composizioni di Goya o in quelle degli impressionisti. Sono puramente metaforiche. Ma tuttavia condensano i personaggi principali di questi accessori, che soddisfano sia gli scopi pratici che i capricci estetici. Amare se stessi è assumere un certo contegno, nascondere il proprio volto e rivelarlo in modo furtivo ed è anche immaginare una lingua codificata, come tanti segni su una mappa.
 
L'idea del vento, del respiro, della seduzione, della mascherata e della teatralità nella società si allea con quella della seduzione. Come sono tradotti? In primo luogo da grandi, maestose e intriganti installazioni, quali, ad esempio, “Le rève de Stéphane Mallarmé (2008), presentato alla Villa Tamaris,alla La Seyne sur Mer, presso il Centro d'Arte Contemporanea Raymond Farbos a Mont-de-Marsan nel 2009), dove l’immenso ventaglio nero (composto da una vasta gamma di neri, opachi e altri brillanti) quasi completamente spogliati, con lunghe stecche, nere anch’esse,  accompagnate da due griglie circolari azionati da motori  ad un ritmo piuttosto lento. Con un progetto elettroacustico intitolato “Cadres du vent “ della compositrice Caterina Calderoni, che evidenzia la bellezza e la stranezza di questa bellezza. Quindi, da una vasta collezione di opere policrome (sono neri, striate, rossi, blu turchese, blu e nero, arancione, viola, bianco, grigio, altri con oro o argento, ecc.) di dimensioni più piccole, con o senza piume, tarlatane nere o piume di tutte le origini. Essi combinano valore decorativo e valore critico, per "critico" si intende che ciascuno di questi ventagli si presentano come un enigma artistica e quindi come l'apertura di un nuovo campo speculativo.
 

Queste opere piegate sembrano ventagli, di natura onirica, trafitte da aghi di tutte le forme e materiali. Possono essere appesi al muro o posizionati su un mobile. Condensano in essi non solo l'immagine trasposta del ventaglio reale, ma anche quella dei grandi pettini e delle sublime spille, che mantengono le acconciature architettoniche. Sono sapiente composizioni, ma altamente concettuali che ritraggono le donne fantasticate, senza mai rappresentare il corpo umano, descrivendole solo attraverso la finzione dei lori accessori.
 
Gérard-Georges Lemaire
 
 
 

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