24/02/2004  al 12/03/2004

Barbara Gurrieri "Aperture materiche"

A cura di: Loredana Rea

Barbara Gurrieri "Aperture materiche" La materia, con le sue possibilità espressive e le sue capacità evocative, è il nucleo centrale intorno cui si articola il percorso operativo di Barbara Gurrieri, teso ad indagare con gli strumenti offerti dall’arte le dinamiche di sperimentazione linguistica e le problematiche di costruzione formale ad essa connaturate. La materia è lo strumento privilegiato, scelto per scandagliare e, poi, descrivere un universo culturale ed esistenziale circoscritto da differenti, e spesso contrastanti, polarità, in cui la necessità di sperimentare si rapporta in maniera del tutto inaspettata con la tradizione del fare arte, tanto che sperimentazione e tradizione finiscono con rappresentare i due termini di un dialettico confronto cui l’artista fa costante riferimento. A guidare Gurrieri nella sua esperienza di ricerca, maturata nel breve arco di poco più di un triennio, è sì la necessità di fare proprie, elaborandole in maniera originale, alcune delle diverse proposizioni linguistiche e metodologiche che caratterizzano la sperimentazione e la progettualità contemporanee e le assertive proposizioni di una prassi operativa legata alla tradizione dell’arte, ma anche, e soprattutto, l’esigenza profonda di costruire un solido legame tra le potenzialità della materia e la specificità del linguaggio artistico. Date queste premesse, comuni a diverse generazioni di artisti, il suo campo di azione con lucida coerenza si è delineato nell’ambito di quelle ricerche pittoriche, che hanno risolto il complesso rapporto di spazio e forma nella materia, non più intesa come semplice mezzo di rappresentazione, quanto piuttosto come metaforico luogo in cui le esperienze della vita vissuta si stratificano, combinandosi tra loro, a documentare il ritmo inarrestabile di nuove aggregazioni e altre trasformazioni. La materia, slabbrata in sottili tessiture, addensata in escrescenze minerali, erosa in corrugamenti profondi, sublimata da misurate variazioni di consistenza e di luce, rappresenta emblematicamente l’esigenza di stare dentro le contraddizioni dell’esistenza, senza proporre ragionevoli soluzioni, né indicare possibili vie d’uscita, condizione questa che apre inevitabilmente altri orizzonti di indagine e sperimentazione. Se, infatti, il punto di partenza è il desiderio che l’arte rifletta la complessità della vita quotidiana, costantemente in bilico tra l’essere e il dover essere, l’obiettivo è di trasformare attraverso l’arte la prosaicità di ogni giorno in evento straordinario, superando ogni tentazione retorica. Ne consegue che la materia di Barbara Gurrieri è una materia complessa, come un organismo in crescita continua, che va avanti inglobando ogni aspetto del reale fino a saturarsi con le sempre nuove esperienze della quotidianità del vissuto, e contemporaneamente è una materia sensibile, come la carne del corpo, nelle cui pieghe si registra la storia di ogni individuo, per coagulare le tensioni progettuali e le sperimentazioni metodologiche in un linguaggio artistico autonomo, capace di esprimere le problematiche del presente, guardando oltre. Il linguaggio elaborato non ha nulla del facile sperimentalismo e del puro edonismo che spesso accompagnano la pittura di materia, anzi semmai si ascrive paradossalmente ad un’area di ricerca attenta alle tematiche della classicità, sia pure incessantemente riattualizzate attraverso una continua sperimentazione sulle intrinseche qualità dei materiali: infatti, nei suoi lavori le campiture di materie e colori si stendono per creare con sapienza un impalcatura che dà all’opera il respiro dei quadri antichi. Sembrano essere i discendenti diretti dei quadri raffiguranti scene di battaglie, appartenenti al patrimonio della grande tradizione della pittura occidentale e, in effetti, di una battaglia si tratta, quella combattuta da Gurrieri per cercare di incanalare le potenzialità della materia entro l’impaginato strutturale della superficie. Su questa linea si collocano le grandi carte, appartenenti ad un ciclo che l’artista ha denominato semplicemente Materie, in cui la tessitura è fatta di trame frementi, di densi grumi e segni sottili, di opacità profonde e impalpabili leggerezze, di inaspettate rarefazioni e sorprendenti solidificazioni, di calibrate luminosità e raffinate trasparenze, che sembrano modificare incessantemente l’ordito dell’opera. Sono lavori in cui a dominare è la tensione alla continua ricerca di un equilibrio formale, che costringe la materia dentro calcolate costruzioni architettoniche e contemporaneamente spinge l’occhio verso imprevedibili aperture spaziali, per dissolvere il limite del finito.

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