13/11/2019  al 29/11/2019

Gianfranco Duro e Michele Mautone “Tracce-Materie”

A cura di: Antonella Nigro

Gianfranco Duro e Michele Mautone  “Tracce-Materie”  
Mercoledì 13 novembre 2019, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la mostra di Gianfranco Duro e Michele Mautone “Tracce-Materie” a cura di Antonella Nigro.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 29 novembre, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00, altri orari su appuntamento.I Silenzi Ardenti
Conoscenza e oblio nell’opera di Gianfranco Duro
 
Gianfranco Duro è un artista che elabora rappresentazioni del reale in forma evocativa ed onirica. Passionale nel suo procedere, nel suo analizzare i contenuti e le tematiche, che poi veste, con la stessa ardente partecipazione, di forme, strutture e personaggi che eliminano, attraverso un’ illusoria danza, ogni riferimento spaziale e temporale.
La tela diviene il luogo privilegiato in cui i soggetti sembrano muoversi con leggerezza, con una magica inconsistenza, una fluttuante antigravità che rende ogni opera ricca di significati che vanno ricercati in diversi ambiti culturali.
L’artista pone l’accento su uno studio concettuale interamente teso alla ricerca del vero, del significato profondo di “autenticità”, consapevole che l’uomo si trova nel labirinto oscuro dell’esistenza, nel quale anela una luce che esiste, ma va ostinatamente cercata. In questo senso si pone la rappresentazione “danzante” delle sue mitiche figure: la danza oltre ad essere un’arte, sul piano simbolico svolge una funzione spirituale di scambio tra l’uomo e le forze cosmiche. Essa è un elemento chiave della ritualizzazione delle cerimonie religiose e diviene un elogio gioioso della vita, poichè riproduce i ritmi della natura, del tempo e dell’universo ed, entrando in rapporto armonioso con la musica, integra il corpo come uno strumento sacro. La contemporaneità diviene, per Gianfranco Duro, momento di amara e commossa meditazione artistica, appunto, per la ricchezza di contraddizioni che essa possiede, per la crudele ipocrisia e la dolorosa indifferenza che la caratterizza. L’uomo esiste ma non “danza”, apatico e distaccato, non entra in rapporto con la vita, non ne cerca la sua meravigliosa verità. Questa emozionata e coinvolta analisi, porta ad una teorizzazione che sposa un’ “ardente” iconografia, nella quale si stagliano alte fiamme e vigorosi incendi che avvolgono i soggetti dai contorni, a volte, perduti, come mere apparenze. I rossi intensi che dipingono tali fuochi, non sono da considerarsi tormentati inferni, ma hanno più la valenza di pulsione, desiderio, vita. E’ una chiamata continua verso la passione, ma non solo, anche all’introspezione, alle responsabilità di ognuno, alla coscienza individuale nei confronti dell’emarginazione dei più deboli, delle miserie e delle sofferenze di quelli che consideriamo ultimi.
 
 
  L'aquilone Di Pietra Ricerca, ideale e anelito nell'opera di Michele Mautone  
Michele Mautone, da sempre attratto dalla sensibilità manuale dell'argilla, presenta una ricerca nella quale la parola scultura va ridefinita, poiché l'artista oltrepassa il concetto plastico e riconsidera quello di modellazione.  Infatti, la capacità di plasmare lo rivela artefice ed ideatore di forme attraverso l'assemblage di diversi materiali a lui particolarmente congeniali: la composizione è, dunque, tridimensionale e sposa un supporto che diviene esso stesso opera d'arte. L'artista lavora l'impasto di cemento e sabbia lasciandosi dapprima trasportare da una felice e misteriosa casualità, ma ben presto la proposta artistica diviene pensata, indagata, studiata a fondo e sulla struttura portante si ammira la genesi di forme che s'ispirano alla natura. In particolare l'aspetto, la consistenza, le spigolosità e le rientranze del cemento lavorato dall'artista, quasi sempre per addizione, evocano la ruvida bellezza e l'aspra nudità delle pietre naturali, il fascino granitico delle rocce, lo scabro incanto degli scogli. Sono le rupi scolpite dal vento e dall'acqua, le meravigliose coste e i magici anfratti dei paesaggi vesuviani e dei magnifici territori campani a fornire all'artista l'ispirazione, l'ammirazione, l'amore che ridefinisce i profili, le strutture, le configurazioni della sua arte. In contrasto con una tradizione estetica concentrata sulla compattezza dei volumi, sulla densità della mole, sulla coesione della massa quali caratteristiche precipue della scultura, Michele Mautone idealizza e crea varchi, inattese brecce, imprevisti accessi, improvvisi passaggi nella materia, che cosi appare attraversata da respiri, inaspettatamente leggera e in movimento. In questa complessa ricerca appare, dunque, evidente come non solo la materia s'imponga nello spazio ma lo inglobi nelle sue ferite. La materia composta dall'artista si espande, si mescola e invade, simile a magma tracima e infine si rapprende solidificandosi in configurazioni stabilite e naturali al contempo. E la magia di un'arte che ha come modello il tufo, il lapillo e l'arenaria, che è mezzo per rappresentare l'idea e che arricchisce l'impasto cementizio di prolungamenti e appendici di legno e ferro. Materiali, questi, veri, poveri, nudi, autentici araldi di esperienza, di storia, di vissuto, capaci di comunicare emozioni in maniera diretta, lontano da sostanze e prodotti contemporanei tanto asettici e freddamente costruiti.
È il disegno l’origine delle opere di Michele Mautone, che procedono dalla struttura iniziale per divenire, poi, forma definita che rispecchia il desiderio e la volontà dell'artista. L'idea primordiale sulla carta è sì compiuta ma é oggettivamente ingabbiata dalla bidimensionalità del supporto, mentre la scultura, che ne è figlia, si arricchisce dell'azione del fare, più articolata nei suoi passaggi e nell'installazione che, appunto, la inserisce nello spazio fisico in un rapporto di scambio continuo con la tridimensionalità del reale.
Una scultura nuova, quella dell'artista, che si pone in discussione con la monumentalità celebrativa del passato, capace di stemperarne la severità alla luce di una sottile ed intelligente ironia, che sorride della scultura stessa quando, ad esempio, la mette in cornice. Lo spazio anelato, per e nell'opera d'arte da Michele Mautone, soffre di vincoli e imposizioni, non vuole influenze, nè restrizioni, aborre subordinazioni e dipendenze, è conquista e occupazione delle superfici tangibili, assalto e presa delle aree concrete. Il colore concorre in maniera essenziale nell'elaborazione artistica di Michele Mautone, la sua visione dell'arte e dell'esistenza e inevitabilmente tradotta da una ricca gamma cromatica che, di nuovo e sempre, attinge dall'osservazione della natura, ma che guarda con attenzione, consenso e meraviglia alla scultura dipinta dell'antichità. La conoscenza dei maestri, delle scuole e dei movimenti dell'arte contemporanea, soprattutto in merito alla scultura, risulta fondamentale nella ricerca intrapresa dall'artista, poiché è solo attraverso la piena comprensione delle scelte e delle tendenze artistiche che hanno caratterizzato il Novecento che egli condivide o critica le teorizzazioni in merito. Così, l’informale degli anni Cinquanta - per il suo dissenso nei confronti di un visivo che proponga perfetta geometria e rigore figurativo, per la forma esclusione di forme definite ed oggettive e per l'importanza ascritta alla materia e al gesto - diviene fonte d'ispirazione per l'artista, ugualmente l'esposizione The Art of Assemblage al Museum of Modern Art di New York del 1961 può essere considerata un momento rilevante nella sua formazione. Ma i punti di riferimento sono, per Michele Mautone, occasioni di riflessione e principi dai quali prendere le mosse per travalicarli e reinterpretarli in un'operazione continua di studio, decostruzione, decodifica, esplicazione e nuova, originale realizzazione. Libera, affrancata e svincolata la concezione dell'artista, spazia, assimilabile al cielo nel quale sorvola, ludico e significativo, un aquilone protagonista di alcuni emozionanti lavori: l'aquilone come emblema dell'opera d'arte che, effimera per sua natura, immedesima e figura l'ideale e l'armonia del mondo con la sua incantevole caducità,  legata al reale solo da un sottile filo, trasportata dal vento della bellezza che l'allontana fatalmente dall'umano, trasformandola in commosso ed irraggiungibile anelito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

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